Dicono di Noi
La nostra azienda ed i nostri vini raccontati con le parole degli altri: piccoli frammenti che parlano del nostro lavoro ed i nostri vini, una piccola cronostoria.
LA PRECISIONE PRECISA DI ELISA MAZZAVILLANI
Da Wikipedia: “I calanchi sono un fenomeno geomorfologico di erosione del terreno che si produce per l’effetto di dilavamento delle acque su rocce argillose degradate, con scarsa copertura vegetale e quindi poco protette dal ruscellamento: si tratta di profondi solchi nel terreno lungo il fianco di un monte o di una collina.”
Non è un terreno adatto alla viticoltura, in Romagna, in special modo a Brisighella, vi crescono bene solo i carciofi moretti. Mi piace invece pensare ai calanchi come ad un grande affresco a cielo aperto, un monumento che l’azione del tempo plasma continuamente. I calanchi disegnano paesaggi di una bellezza ineffabile e inafferrabile.
Dalla terrazza della Cantina Marta Valpiani, sul Colle di Bagnolo a Castrocaro Terme, se ne può godere a piene mani. La vista ne esce gratificata. Le vigne di Elisa Mazzavillani, la giovane deus ex machina, nulla hanno a che fare coi calanchi; i vari appezzamenti hanno nature ben diverse, ognuno dei quali si può avvertire nei vini, a patto che Elisa vi ci conduca con la pazienza descrittiva che la contraddistingue.
L’ultima sessione di assaggi in orizzontale mi ha lasciato di stucco. La precisione che si risconta oggi nei vini è il segno di una maturità conclamata. I due rossi Crete Azzurre 18 e Rio Pietra 19 (ex MVR e di prossima uscita) il primo più complesso, ci raccontano di un rapporto con la durezza tipica dei tannini di questa parte dell’Appennino oramai del tutto risolto. I due “gemelli diversi” hanno magnifiche colorazioni “sangiovesiste”, maturità di frutto, freschezza ben spalmata e tannini appena nervosi. Per chi cerca un sangiovese più sbarazzino c’è invece il Farfalla.
Che la Romagna stia da tempo sfornando bianchi di tutto interesse è un fatto oramai assodato: qui l’Albana, cui Elisa dedica amorevoli cure e passione indomita, si manifesta in due etichette una da vigne più giovani il Delyus e l’altra il Madonna dei Fiori, vino fresco, salino, complesso che a tavola funziona bene come un Rolex Daytona. Bonus Track: le etichette dei Vini sono, da sole, motivo di acquisto.
MARTA VALPIANI
VIA BAGNOLO, 158
CASTROCARO TERME
https://www.martavalpiani.it

2018 Romagna Albana Secco Madonna dei Fiori, Marta Valpiani
25 Aprile 2020
Madonna dei Fiori 2018 di Elisa Mazzavillani (vini Marta Valpiani) è un’ottima interpretazione di Albana da vecchie viti. Dall’aspetto d’oro colato e dal naso piacevolmente appassito capite già che si tratta di un bianco con il corpo e la sostanza di un rosso. Nell’etichetta Elisa ha ritratto un Hemerocallis o bella per un solo giorno, un giglio dorato, che a dispetto della breve vita significa “io persevero”. L’immagine rappresenta bene il carattere indipendente d’Albana e della produttrice. Il sorso è fresco, a dispetto dei 13 gradi, vibrante, come i vini che provengono da uve supersane, e un po’ tannico come è nella natura scontrosetta dell’albana. Deliziosamente salato il finale che lo rende affine a certi vini di mare. E’ un bianco da servire solo leggermente fresco e da condividere con pochi scelti, tanto è difficile inquadrarlo in una categoria precisa. Il mio consiglio infatti è di acquistarne una cassa e nasconderlo da qualche parte in cantina. Mi raccomando, fate gli gnorri se qualcuno ve lo chiede e se dovessero insistere proponetegli un Cervaro della Sala o un Conte della Vipera. I vostri ospiti ignavi saranno contenti e voi pure: di bianchi italiani con queste potenzialità e a questo prezzo ce ne sono veramente pochi. Non vanno sprecati. «Se i miei calcoli sono esatti, quando questo aggeggio toccherà le 88 miglia orarie ne vedremo delle belle, Marty.»

Marta Valpiani e le Etichette floreali di Elisa
Non mi piace parlare di biologico o non, non credo sia sufficiente, semplicemente credo che occorra prendersi cura della terra che il destino mi ha concesso di accudire, questa va protetta, condotta e preservata per le generazioni future”.

Tutto questo perché, durante la Manifestazione “Sangiovese Purosangue” svoltasi a Siena nel mese di Novembre 2019, mi sono avvicinato alle tre bottiglie presenti nella sala Italo Calvino comprese tra le 262 in degustazione, attratto in particolare dalle etichette. Da lì a degustarle il passo è stato breve. Scelta agevolata anche dal desiderio di cogliere le differenze con i Sangiovesi di Romagna.
Immediato è stato cercare su internet l’azienda, leggere la Storia e la filosofia di Elisa, figlia di Marta Valpiani, la “vignaiola artigiana della terra di Romagna”.
“Sento sempre una strana sensazione quando qualcuno si accorge di noi e del lavoro che stiamo facendo in quei di Bagnolo, in una delle sottozone meno riconosciute del globo terraqueo, in una di quelle in cui qualche pseudo giornalista locale riscontrava come priva di terroir e di un qualche interesse a differenza di altri, che invece ci hanno invece incoraggiato, intravedendo un qualcosa di buono tanti anni fa, in tempi non sospetti (presente il brutto anatroccolo, sì?)”.

Tosta questa romagnola che esce dalle righe del suo sito anche nel sottolineare la sufficienza di quelli che chiama “pseudo-giornalisti”. E devo dire che mi sono trovato in imbarazzo nell’esprimermi pensando di essere associato a quella particolare “specie”.
Leggo ancora: “Non mi sono mai piaciute le cose semplici, anzi, al contrario, ho sempre trovato stimolante rimboccarmi le maniche e lavorare sodo, come mio padre mi ha sempre insegnato, perché nulla viene per caso e perché le più grandi soddisfazioni arrivano dal lavoro onesto”.
E queste etichette fuori dal comune che hanno attirato la mia attenzione? Non credo siano frutto della fantasia di qualche “grafico creativo” ma, vista la personalità di Elisa che traspare da quanto riportato nel sito, siano “cosa propria” e come ebbe a dire Steve Jobs: ”La creatività è mettere in connessione le cose”.
“Così durante una delle mie notti insonni dopo aver concluso le follature delle vasche, ho preso carta e penna e ho iniziato a disegnare le bozze. Ho ritenuto che sì i castelli e le colline fanno certamente tanto territorio e vignaiolo d’antan con millantamila vendemmie alle spalle, ma non mi rispecchiavo in esse, desideravo qualcosa di nuovo, giovane e di esteticamente bello. Desideravo un’etichetta che contenesse un messaggio floreale. Mentre disegnavo ascoltavo Omar Sosa (pianista, poliglotta musicale cubano)”.

Diamo un contenuto all’Azienda Marta Valpiani con i numeri:
14 ettari di vigneti, 3 ettari di oliveti, 14 ettari di cereagricolo, 6 ettari di bosco e mezzo ettero di frutteto.
Produzione dalle 25 alle 30.000 bottiglie annue oltre ad una modesta vendita di sfuso (tradizionale da quelle parti).
“La nostra cantina è stata costruita nel 2004. E’ piccola, semplice e funzionale. E’ stata ricavata nel rispetto della collina, i 2/3 dell’edificio sono sotterranei e ciò garantisce basse temperature e umidità costanti tutto l’anno.
La tecnologia di cantina è limitatissima. Le fermentazioni avvengono in piccoli tini da sei quintali, in vasche di cemento o in tini tronco conici di legno, senza il controllo delle temperature, per far sì che l’andamento delle fermentazioni sia tanto spontaneo quanto naturale.
Le macerazioni sui rossi variano dai 20 giorni per protrarsi fino ad oltre 60 giorni dopo la fine della fermentazione alcolica sui cru. Non si aggiungono lieviti selezionati, le fermentazioni vengono favorite dall’uso di pied de cuve, piccole masse di uva vendemmiate in anticipo e fatte fermentare, che vengono poi aggiunte al mosto all’inizio della fermentazione; non si aggiunge nessun coadiuvante, la fermentazione malolattica è sempre spontanea, se non parte dopo l’alcolica partirà la primavera successiva.
I Sangiovese in particolare una parte in cemento e una parte in botti di rovere francese da 15 e 38 ettolitri, questo per dar modo al vino di elevarsi nel rispetto del varietale e della purezza della sua espressione”.
E i vini assaggiati?
– Marta Valpiani Forlì IGP Sangiovese La Farfalla 2018. Sangiovese di Romagna 100%. “Quella che il bruco chiama fine del mondo, il resto del mondo chiama farfalla.” Lao Tzu.
Un vino giovanissimo dal piglio fresco con profilo aromatico intenso. Ottimo, voto 88/100
– Romagna Sangiovese Superiore Marta Valpiani Rosso 2017. “Incarna la nostra idea di vino quotidiano, la succosità e la piacevolezza, il sale e la luce, i sorrisi, la voglia di riportare il vino sulla tavola, ogni giorno.

Il messaggio floreale su questa etichetta è un fiore semplice, il papavero, da sempre oggetto di leggende e credenze popolari, per questo mi è piaciuto. Nel linguaggio dei fiori il papavero simboleggia anche l’orgoglio sopito, ma anche quello della consolazione nella mitologia greca, oltre che quello della semplicità”.
Vino da tavola, da tutti i giorni? Scherziamo? L’MVR è un vino che rilascia slancio e freschezza alla beva. Guadagna dal territorio tensione, sapidità e persistenza. Ottimo, voto 89/100
– Romagna Sangiovese Crete Azzurre 2016. “Rappresenta per noi la “nostra riserva” sebbene non esca con tale denominazione, pertanto esce, solo nelle annate migliori. Messaggio floreale: l’iris, perché era la dea greca dell’arcobaleno, significa fede, speranza, saggezza e valore; il suo profumo ricorda il sangiovese che nasce su queste argille e il colore blu dei suoi petali, richiama i frutti scuri e la speziatura che arricchiscono questa selezione”.
All’interno del calice si rincorrono note floreali, sottili dettagli fruttati con una estrazione misurata ad arte. Ottimo, voto 89/100
“Per noi fare vino non è una semplice questione di tecniche o di metodo, per noi fare vino è vivere in intima associazione con le nostre vigne, è ascolto e comprensione, una dualità donna/natura, dove cerchiamo di accompagnare il vino in maniera responsabile, senza forzature restando discrete ma sempre presenti”. Chapeau!
Urano Cupisti
Campioni assaggiati a novembre durante Sangiovese Purosangue

Marta Valpiani Rosso 2016
Al naso si annuncia con profumi di violetta, garofano, frutti del bosco già maturi, nocciole, una spolverata di pepe, suggestioni di bruma autunnale e foglie secche bagnate. L’assaggio è un soffio di disarmante, leggera, ma saporita succosità, condita da incursioni di spezie piccanti e tenue vena balsamica; nessuna invadenza fenolica. Instilla una freschezza ancora cristallina e lascia, in coda all’assaggio, una scia sapida, di matrice calcarea, che allieta.
Qui per leggere tutto l’articolo su Intralcio.

Elisa Mazzavillani e la notevole crescita dei vini Marta Valpiani
di Jacopo Cossater
La chiave di lettura è inevitabilmente quella già sottolineata da molti: il Sangiovese di Elisa Mazzavilani riesce a smarcarsi con agilità da un folto gruppo di rossi di Romagna spesso ancorati a un’idea di vino più muscolare che spigliato nella freschezza. Due categorie forse agli antipodi la cui sintesi ideale si trova nel mezzo: questa sembra la strada intrapresa dalla piccola azienda agricola Marta Valpiani, dal nome della madre di Elisa. Pochi ettari in conversione biologica e a conduzione biodinamica appena sopra Castrocaro Terme, intorno ai 300 metri di altitudine.
Sono stato la prima volta in cantina appena un paio di settimane fa durante una giornata dal sapore più autunnale che mai, avvolto dalla nebbia e dalle poche luci del crepuscolo. “Peccato – mi dice Elisa – la vista da qui è molto bella, utile anche per farsi un’idea delle particolari condizioni di questa specifica zona della denominazione”. E ancora: “al momento vinifichiamo una minima parte dei nostri vigneti, il grosso va ancora alla locale cantina sociale, siamo piccoli ma determinati”, e sorride. Piccoli ma belli, penso allora io: è piuttosto raro imbattersi nella curiosità e nell’entusiasmo che fanno parte del bagaglio caratteriale di Elisa. Se da una parte l’impressione è quella di trovarsi all’interno di un cantiere più che mai aperto, dove ogni scelta potrebbe essere messa in discussione a breve e dove si sperimenta con quello sguardo di chi vuole a tutti i costi capire meglio, dall’altra emerge una grande consapevolezza del proprio status all’interno di una serie di sistemi più grandi, che si tratti di chi si sta confrontando con la denominazione, con la FIVI, con la biodinamica, con le fermentazioni spontanee o con i tappi a vite, solo per citare le parole chiave che durante la nostra chiacchierata sono emerse più e più volte.
L’idea è che i vini targati Marta Valpiani abbiano conosciuto in questi anni una sicura crescita in termini di espressività, nonostante questa sia stata la mia prima visita in cantina in diverse occasioni mi ero infatti ritrovato ad assaggiare il Sangiovese e l’impressione è che con il tempo questo abbia acquisito un maggior numero di dettagli e una migliore articolazione. In questo momento è in vendita quello della fredda e piovosa vendemmia del 2014: una raccolta che, è inevitabile, amplifica queste caratteristiche. Basta però raggiungere Elisa in cantina e chiederle di assaggiare i rossi attualmente in vasca, il 2015 e il 2016, per rendersi conto che la strada è tracciata. Sono vini sfaccettati, succosi e al tempo stesso leggeri, caratterizzati da una certa spensieratezza e al tempo stesso da quell’anima un po’ selvatica che così amo nei migliori sangiovese.
Conversando in cantina con Elisa, prima di andare a curiosare tra quello che è in maturazione, abbiamo aperto due dei suoi vini in questo momento in vendita, ho anche preso qualche appunto veloce.
Romagna Sangiovese Superiore 2014, Marta Valpiani
Molto più chiaro di quanto si potrebbe immaginare un Sangiovese Superiore di queste parti. Una leggerezza che viene confermata da bei profumi di rosa e di violetta, più in generale di acqua di fiori. E poi lampone e iodio per un assaggio che fa della timbrica sapida il suo tratto più importante. Asciutto senza perdere in golosità, è difficile immaginare di non finire il bicchiere in pochi secondi. Circa 6.000 bottiglie allo stupefacente prezzo di 8/10 euro.
Forlì Bianco 2015, Marta Valpiani
Non solo sangiovese. A partire da pochissima albana Elisa produce un bianco particolarmente convincente in termini di intensità, tutto sapore e allungo. Anche in questo caso è difficile non richiamare quella vena sapida che caratterizza i suoi rossi. Un tratto che si inserisce in un contesto di maggior struttura, frutto e calore, comunque rinfrescante. Appena 2.000 bottiglie a 9/11 euro.

BereBene 2021
Il grande libro illustrato del vino italiano di Eleonora Guerini
